Savitri Devi

"Per noi, qualsiasi siano i risultati della vivisezione da un punto di vista scientifico, tutte quelle pratiche sono condannabili per se stesse, per l' unico motivo delle torture che esse implicano - torture inflitte su creature senzienti di qualsiasi specie esse siano. E anche se fossero della più grande e immediata utilità per la razza umana; anche se effettivamente portassero alle più grandi scoperte riguardanti sia la nostra conoscenza della Natura che i mezzi per combattere le malattie e prolungare la nostra vita; anche se potessero ragionevolmente dare all'uomo il potere di richiamare i morti a vivere ancora, noi tuttavia le condanneremmo, e considereremmo con indignazione chiunque esso sia che indulga con esse, o le incoraggi o le tolleri con il suo vile silenzio, invece di sollevare contro di esse, con ogni possibile mezzo, un severo grido di protesta."
 ( Savitri Devi- Impeachment of men, 1959)


A proposito di "antropocentrismo", di "destre",di "sinistre"e di Steve Best...

Ho sempre sostenuto - e non perché sia una mia tesi ma perché ciò risulta palese se si conoscono le teorie insite nel pensiero anarchico, marxista, socialista - che il pensiero politico di "sinistra" sia profondamente e intrinsecamente antropocentrico. Affermo questo con buona pace di chi, nel mondo della Liberazione Animale, pensa di avere qualche speciale prerogativa - in quanto appartenente a quelle lande ideologiche - rispetto a coloro che abbracciano pensieri ed ideologie "altre". Ebbene, mi fa piacere che la tesi che vuole il pensiero di “sinistra” "antropocentrico", “umanista” e “specista” sia sottolineata da un uomo che, come Steve Best, proprio in una certa “sinistra” progressista e libertaria affonda le sue radici e in questo si pone agli antipodi rispetto alla mia “visione del mondo” (fatta eccezione, chiaramente, per la sfera dell’azione diretta per la liberazione animale che con il prof. Best condivido). Un'onesta autocritica desta sempre un mio sincero e appassionato plauso. Ma al prof. Best chiederei: “Gentile professore, è conscio del fatto che “l’antiumanismo” e l’ “anti-antropocentrismo” hanno costituito - al contrario del mondo che Lei abbraccia - l’ “humus culturale” di “ideologie” che Lei vede come nemiche e che proprio a queste ideologie sono connaturate istanze anti-capitaliste e anti-imperialiste"?


"Sembra che per la maggior parte della sinistra globale anti-capitalista e anti-imperialista, ci sia un nuovo movimento di liberazione del pianeta - la liberazione animale - che è di grande significato etico e politico. Ma è perché la liberazione animale sfida dei dogmi antropocentrici, specisti, e umanisti, CHE SONO COSI' PROFONDAMENTE RADICATI NEL PENSIERO SOCIALISTA E ANARCHICO,che gli uomini di sinistra sono più probabili a deridere che ad impegnarsi in esso".
( Steve Best )

ANIMALISTI SNOB? NO, C'E' QUALCOSA CHE NON TORNA... Risposta all’analisi di Rutilio Sermonti su ecologia, etologia e “animalismo”

Avevo appena finito di tessere le lodi all’articolo di Rutilio Sermonti pubblicato su questo quotidiano il 2 ottobre scorso (“La terra? Muore di cancro”) e di condividerlo appassionatamente con i miei amici “animalisti” con cui avevo apprezzato l’analisi acuta e stilisticamente poetica e appassionante del pezzo, quando venerdì 5 ottobre, sfogliando le pagine di Rinascita, mi sono imbattuto in un’altra analisi di Sermonti che firmava un articolo dal titolo “Ecologisti seri e animalisti snob”. Gentile Sermonti, è con una certa riverenza che cerco di accostarmi a Lei che, uomo in piedi sulle rovine in questo ciclo di esistenza e di cui conosco e condivido le Sue coordinate politico-esistenziali da Lei sempre espresse in tantissimi scritti e vissuti eroicamente e con coerenza in prima persona, non può non attirare la mia attenzione circa le Sue considerazioni espresse nel pezzo da me segnalato e da Lei redatto. Se Lei fosse uno sconosciuto internauta, ci passerei sopra. Ma il Suo nome desta in me un richiamo che non posso far passare inascoltato. Lei prende le mosse da un “comunicato di Memento Naturae, esultante per la grande vittoria conseguita a Fiumicino, per aver il locale Consiglio comunale votato una delibera che vieta l’impiego di alcuni animali in spettacoli da circo o simili” e ciò, prosegue, le offre “il destro per un chiarimento” che pensa essere “opportuno”. Prima di questo, Lei rende nota la Sua solidarietà nei confronti della “guerra Santa in difesa di ciò che è vita” portata avanti da Memento Naturae precisando che l’“assoluta convergenza delle concezioni del sodalizio di Oliva (presidente dell’associazione) con le nostre non è casuale né viscerale” ma “deriva con ferrea consequenzialità dalla stessa concezione generale del mondo e della vita”. Ora, io non conoscevo quali fossero le concezioni generali del mondo e della vita di Riccardo Oliva e del Suo Sodalizio ma, se convergono con le Sue, ne deduco necessariamente la convergenza con le mie. Ma dopo aver letto le Sue riflessioni in questo Suo ultimo articolo, mentre la mia strada continua ad andare parallelamente con gli amici di Memento Naturae, con cui condivido l’esultanza per la sopracitata delibera del comune di Roma, si distacca volutamente e con forza dalla strada da Lei battuta e conduce la mia abituale riverenza - che solitamente riservo generosamente a coloro che condividono la mia welthanschauung - ad assumere tratti che potranno apparire “irriverenti”, vista la tematica da Lei affrontata e che stupra il mio sentire.
Premetto che la sua considerazione per la quale un animalismo “come atteggiamento sentimentale, intellettuale e snobistico” sarebbe “oggi largamente diffuso in ambienti liberal-borghesi” mi appare deprecabile e fuori luogo: chi scrive – e come me tantissimi altri “animalisti”- non appartiene al non-luogo del liberalismo borghese e sente in questo stesso istante la guida - e le presenze non palpabili materialmente - che rispondono a nomi quali quello di Savitri Devi, che con quell’ambiente, come Lei sa, niente ha a che spartire (e non sto a citare altri personaggi di ambienti politici e culturali a noi vicini, che in fatto di ambientalismo e diritti degli animali erano molto più avanti dell’attuale mondo democratico), della quale riceviamo la Sua eredità spirituale e che in tema di liberazione animale aveva le idee ben chiare e le sosteneva quando il buon Peter Singer era ancora in fasce. Premetto anche che la Sua “bocciatura” di una sinergia tra “diversi animalismi” (lei allude forse alle diverse provenienze e appropriazioni ideologiche dello stesso, che io detesto e combatto nel nome di un’unità di lotta) in un quotidiano come Rinascita che si batte per un fronte comune al di là di sterili steccati ideologici contro il sistema unico del capitalismo affamatore di popoli e nazioni, mi lascia alquanto perplesso (e le assicuro che nel mondo della Liberazione animale, le tesi politiche di Rinascita sarebbero accolte dai più con entusiasmo).
       Ebbene, concessami la lunga premessa, veniamo al dunque. Lei accusa gli animalisti di non avere, in fatto di zoo e circhi, “la minima nozione e competenza”. A questo suo totalitario e fantasioso giudizio fa seguire il fatto che Lei abbia “oltre settanta anni di studio della zoologia ed è stato per quaranta attivo collaboratore dello splendido (sic!) zoo di Roma” (fatto che non conoscevo e che La scredita ai miei occhi anche se ciò poco Le può importare): zoo che ha sempre “riservato a siffatti animalisti dilettanti un sentimento di fastidio” (a ragione, aggiungo io!). Gentile Sermonti, io mi compiaccio del mio essere un animalista “snob” e “dilettante”, vegano nonché attivista per la liberazione animale e strenuo difensore (e qui mi assumo le mie responsabilità su ciò che dico) dell’ “azione diretta” di Liberazione che giustifico e che i nostri fratelli militanti dell’ALF compiono in tutto il mondo rischiando la libertà per sottrarre esseri viventi all’oppressione della bestia umana! Lei, dice bene, parla da zoologo e, in quanto tale, non è un amante degli animali! Parla da osservatore scientifico - freddo e distaccato - della Natura e dei suoi abitanti non umani. Le Sue parole tradiscono un bieco antropocentrismo di diretta derivazione cartesiana e razionalista che ha sempre dichiarato di combattere. Come interpretare, altrimenti, i suoi discorsi ironici riguardo le proteste degli animalisti che le suscitano “soltanto tedio” e sugli animali detenuti in quei deplorevoli luoghi adibiti per il divertimento dei bipedi umani? Lei scrive: “abbiamo soprattutto deplorato che i lacrimosi individui non considerassero che l’esistenza e frequentazione degli zoo fossero gli unici mezzi per consentire ai giovani uomini, anche di modesta condizione economica, di vedere da vicino e in movimento esseri viventi di grande fascino e interesse, di familiarizzarsi con loro e spesso di appassionarvisi e di desiderare di saperne di più, collaborando così a diffondere un animalismo più sensato e fecondo”. Un bel quadretto a misura della massa ignorante - un patteggiare con la plebe, direbbe Nietzsche - non c’è che dire! Questo, secondo Lei, sarebbe amore per gli animali? Questo sarebbe l’”animalismo sensato”? Lei pensa che agli animali importi qualcosa del Vostro patetico studio, della Vostra vouyeristica osservazione del loro comportamento e dei loro movimenti? Al fatto che la loro presenza giovi anche all’uomo di “modesta condizione economica”? Agli animali, gentile Sermonti, non importa neanche del nostro amore per loro. Vogliono solamente essere lasciati in pace. E a questo, noi “animalisti” miriamo.
Mi delude immaginarLa mentre magari si reca al circo con i suoi nipotini, confuso tra l’insulsa massa borghese (borghese come categoria spirituale, non economica) tra bambini ignari delle sofferenze che si nascondono dietro le umilianti ed innaturali esibizioni degli animali e genitori petulanti e senza cervello. Magari, si ritroverà in compagnia del democristiano Giovanardi, le cui continue sparate anti-animaliste combaciano esattamente con le Sue, gentile Sermonti, e ambedue potrete assistere assieme allo scempio degli umani nei confronti degli animali in un tripudio di applausi, pagliacci e pop-corn. Si tocca veramente il fondo, mi permetta, quando, parlando degli animali detenuti nei circhi, Lei sostiene che questi, insieme ai giardini zoologici, “equivalgono ad autentici alberghi a cinque stelle (secondo il Suo punto di vista umano, troppo umano e orrendamente antropocentrico), riservati a pochi privilegiati (sic!), se si confrontano con le modalità orrende di vita e di morte che l’uomo riserba a milioni di animali detti da “allevamento” all’unico scopo di trarne maggior lucro”. Per inciso, Lei, Sermonti, dichiarandosi “non vegetariano”, non dovrebbe parlare a riguardo, in quanto è complice di questo sterminio ed è ruota di trasmissione per quel lucro portato avanti da una logica del profitto capitalista che con gli allevamenti intensivi affama gran parte del pianeta e che Lei alimenta con la sua etica carnivora). Vede Sermonti, mentre Lei è fermo ad un filantropismo e ad un antropocentrismo parrocchiano degno della miglior Caritas, io e tanti altri come me, animalisti “snob” (sic!), abbiamo preso da tanto tempo (non volontariamente ma per una spinta metafisica) la strada della misantropia, sicuramente più consona a esseri spiritualmente elevati e che non hanno tempo, come Lei, di “coccolare” quella dea moderna, astratta e rivoltante a cui vi siete piegati e che chiamate Umanità. Puzza di incenso cristiano-giudaico questa Sua attenzione nei confronti di questo feticcio moderno, della Sua preoccupazione a far sì che il volgo si diverta alla vista di animali sfruttati. Addirittura, secondo Lei, le sofferenze “che un acrobata, un giocoliere, un contorsionista umano volutamente affronta” non sono minori bensì “maggiori” di “quelle inflitte a un’otaria per farle tenere una palla in equilibrio sul naso, o a una tigre per farla saltare nel cerchio”: a parte il fatto che l’otaria e la tigre non hanno scelto né chiesto di “lavorare” (il disprezzo per il lavoro come sa, appartiene ai nobili e agli animali, non alla mediocre plebe della “dignità del lavoro”) ma a loro viene imposto il “lavoro” con la coercizione e la violenza, troppo grande è il Suo delirio per poter essere commentato. La inviterei solamente a prendere visione degli innumerevoli filmati facilmente reperibili su internet che mostrano quale trattamento viene riservato agli animali dai Suoi amici “circensi”. Ma ancora, Le domando: come può, dopo aver partorito tali tesi, lanciare confusamente un appello affinché si sensibilizzi la gente comune “contro pratiche crudeli e inutili come la vivisezione e, in genere, la sperimentazione su animali, praticate come se quelli non soffrissero, o se la loro sofferenza non ci riguardasse”? Belle parole, Sermonti, ma dette da Lei, appaiono monche, aride e prive di significato.
Un ultima riflessione: non so quanto Lei e molti tra i lettori di Rinascita siano a conoscenza delle tesi che gravitano intorno ai movimenti per la Liberazione Animale. Avrà notato, forse, uno slogan comunemente noto che recita: Animal Liberation – Human Liberation accompagnato dalla figura di una zampa di animale e un pugno chiuso ad essa affiancato. Ebbene, ciò sta a significare una “convergenza di azioni” che fa sì che la lotta al dominio nei confronti degli animali sia complementare alla lotta per la liberazione umana dal dominio di un Sistema iniquo che schiaccia uomini e popoli e che affranchi gli essere viventi tutti dall’oppressione ( anche se qui avrei da dire la mia, ma tralasciamo).
       Rinascita è l’unica testata da sempre in prima linea nella lotta al sistema usurocratico, capitalista e materialista che mercifica l’esistente tutto. A ciò, da queste pagine, fa seguire quotidianamente un appello alla ribellione allo status quo. Mi risulta che Lei, Sermonti, sia tra i primi a farsi, giustamente, portavoce di una rivolta e ad incitare i giovani a non demordere nella lotta.
        Ebbene, leggo ancora nel Suo articolo che noi animalisti ignoriamo “che la quasi totalità dei ‘poveri reclusi’(queste Sue virgolette hanno un’amara ironia) degli zoo, sono nati, a loro volta, in cattività, e quindi si sono ad essa adattati né più né meno che una specie domestica”. Ebbene, egregio Sermonti, le faccio notare che tutta la mia generazione e quella precedente alla mia, come gli animali del circo e degli zoo, è nata in “cattività” in questa gabbia rappresentata da un Sistema mondialista che la fine del secondo conflitto bellico ci ha infaustamente “regalato” e che sia io che Lei vorremmo abbattere. Secondo il Suo atteggiamento specista nei confronti degli animali, anche noi, in quanto animali umani nati in “cattività” dovremmo, essendoci “adattati” ad esso, rimanere impassibili a guardare e ad apparire ai signori dell’usura come gli animali appaiono agli avventori e agli aguzzini dei circhi e degli zoo? In effetti la tendenza sembra essere questa e a ben vedere ci siamo proprio “adattati” bene. Ha ragione, le masse addormentate – che poi son quelle che come Lei vanno nei luoghi di detenzione e di umiliazione animale - sembrano vivere tranquille la loro condizione: basta avere l’I-phone di ultima generazione in tasca e “chi vuol esser lieto sia… del doman non v’è certezza”. Vede Sermonti, la questione è, che c’è chi, come Lei, vuole tenere gli animali in gabbia per il sollazzo volgare dell’umano medio(cre) e chi, come Noi “animalisti snob e dilettanti”, queste gabbie le vuole aprire. E non solo quelle che imprigionano l’uomo, ma tutte! Fino a quando la malattia antropocentrica, da cui anche Lei sembra purtroppo non essere immune, non sarà definitivamente debellata.
                                                                                                                                           Ignazio Mele

Articolo pubblicato su "Rinascita" del  11/10/2012




UDINE 29 SETTEMBRE 2012: TUTTI IN PIAZZA PER DIRE NO ALLA VIVISEZIONE


Udine, 29 settembre: il cielo plumbeo e minaccioso sembra esprimere cordoglio al dolore dei “senza voce” che, a milioni nel mondo, vengono torturati e massacrati nei laboratori della vivisezione. E anche le nuvole, a intermittenza, versano lacrime sul corteo che partendo da piazza I° Maggio ha attraversato le strade della città per urlare la propria rabbia e il proprio sdegno nei confronti di una falsa scienza partorita da una logica cartesiana che ancora impera e regola l’esistenza degli umani nel freddo e cinico inverno della modernità, altare sacrificale del materialismo scientista e razionalista. Uno stupro sconsiderato della natura, una manipolazione degli animali non umani come oggetti aventi finalità di speculazione, interessi economici di lobby farmaceutiche i cui falsi scopi “scientifici” sono occultati ai più: questi sono i fili che reggono il macabro teatro dell’orrido olocausto animale. Harlan, multinazionale che in tutto il mondo mantiene le sue strutture di morte ed è presente anche a pochi km da Udine, ad Azzida, in comune di San Pietro al Natisone ( presidiato per l’occasione dalla polizia che temeva incursioni improvvise da parte dei manifestanti e che non ci sono state), è il bersaglio di una manifestazione che ha visto la partecipazione di duemila persone che si sono riversate nella città da tutta Italia.  “No alla vivisezione”, “Liberazione animale”: queste le parole d’ordine che riassumono gli slogan gridati durante il corteo che ha attraversato una città che sembra aver apprezzato - o perlomeno ha assistito con interesse o curiosità - alla mobilitazione, tra striscioni anti vivisezione, sventolio di bandiere e richiami grafici all’Animal Liberation Front.. Conclusione in Piazza Libertà in cui a “scrivere” l’epilogo della giornata sono stati i diversi interventi volti a spiegare le ragioni etiche e scientifiche che smascherano la grande e abominevole truffa della “sperimentazione animale”. Tra tutti, svetta l’intervento del dott. Massimo Tettamanti medico antivivisezionista che dopo aver preso la parola a seguito degli interventi dei rappresentanti del “No Harlan Group”, Enpa, Lav e dell’assessore Cristian Franzil, ha dichiarato che “la vivisezione deve essere attaccata in tutti i modi.”. Esaltando esplicitamente la nobiltà insita nelle azioni dell’ A.L.F. ( Animal liberation Front ) e prendendo ad esempio Green Hill, Tettamanti ha ricordato come “da un'azione di totale illegalità siamo arrivati ad una situazione dove è venuta fuori quella che è la realtà dei fatti che ha portato ad un sequestro”: questo, in riferimento all’irruzione dentro lo stabilimento di Montichiari da parte degli attivisti che “hanno spaccato” e “preso 30 cani”. A concludere l’evento, Leonardo Caffo sulle ragioni dell’antivivisezionismo dal punto di vista etico. Questa, la fine di una giornata che ha visto come protagonista un fronte popolare che segue ai fatti di Green Hill come una conseguenza logica e necessaria, legata alla consapevolezza di una presa di coscienza dell’esigenza di mobilitazioni sempre più frequenti atte a far sentire la propria voce in difesa dei diritti di esseri senzienti che, in nome di un bieco e mai sopito antropocentrismo, subiscono inutili e criminali vessazioni.
 Organizzatore dell’evento, patrocinato dal comune di Udine, è stato il sopracitato “No Harlan Group”, raggruppamento di diverse associazioni: Lav, Oipa, Enpa, Afvg, Animalisti italiani, Imperatrice nuda.
Quanto a noi, il prossimo appuntamento sarà per il 20 ottobre a Correzzana in cui si trova un altro stabilimento dell’Harlan .Intanto, possiamo affermare che la lotta senza quartiere ai sadici speculatori della barbarie vivisezionista sembra crescere ogni giorno di più anche in Italia, che proprio alcune settimane fa ha ospitato il prof. Steven Best, sostenitore dell’ “azione diretta” per i diritti animali, e nei prossimi giorni vedrà la presenza - per una serie di incontri in varie città d’Italia - di Gary Yourofsky, incarcerato innumerevoli volte per la sua militanza a favore della “Liberazione animale”.
E se questo è il presente, mi si permetta di chiudere con le riflessioni “passate” di Savitri Devi la quale, già nel 1959, auspicando un grido di protesta contro la vivisezione, scriveva: “Per noi, qualunque siano i loro risultati [della vivisezione] da un punto di vista scientifico, tutte quelle pratiche sono condannabili per se stesse, per l' unico motivo delle torture che esse implicano - torture inflitte su creature senzienti di qualsiasi specie esse siano. E anche se fossero della più grande e immediata utilità per la razza umana; anche se effettivamente portassero alle più grandi scoperte riguardanti sia la nostra conoscenza della Natura che i mezzi per combattere le malattie e prolungare la nostra vita; anche se potessero ragionevolmente dare all'uomo il potere di richiamare i morti a vivere ancora, noi tuttavia le condanneremmo, e considereremmo con indignazione chiunque esso sia che indulga con esse, o le incoraggi o le tolleri con il suo vile silenzio, invece di sollevare contro di esse, con ogni possibile mezzo, un severo grido di protesta”.
Ecco, un grido di protesta con ogni mezzo. Questo sia il monito supremo. LIBERAZIONE ANIMALE AD OGNI COSTO!
                                                                                                                                     Ignazio Mele



IMMIGRAZIONE: IL "DEMONIO" A VOLTE CI AZZECCA



 Articolo pubblicato sul quotidiano "RINASCITA" - 28/11/2011
http://www.rinascita.eu/

Inarrestabile, il presidente. Dopo averci regalato il governo dei poteri forti, ecco che ora lo ritroviamo, sempre più a suo agio nelle vesti di leader indiscusso, dissertare sulla necessità di riconoscere la cittadinanza italiana ai figli degli immigrati (che siano nati sul suolo italico), facendosi beffa del sacrosanto principio dello Ius Sanguinis. Niente di nuovo sotto il sole. Semplicemente, logica concatenazione di “eventi” non casuali: per prima cosa, bisogna intervenire sulla sovranità nazionale, rendendola inesistente e schiava di poteri finanziari sovranazionali, poi ci si appresta a violentare definitivamente la Nazione negando uno dei principi che la rendono, appunto, tale: l’etnicità. Che il bordello multirazziale sia una necessità primaria affinché venga edificato una volta per tutte il Mercato globale, questa non è una novità. E non è una sorpresa che, eccetto la Lega, i politicanti di destra e di sinistra abbiano accolto con grande entusiasmo l’appello di Napolitano. Tra tutte le esternazioni, però, una merita di essere riportata per intero: “E’ giusto dire che è cittadino italiano chi nasce in Italia, parla la lingua e ha concluso un ciclo di studi”. Così Gianfranco Fini.
    Forse il tempo per il sottoscritto si è fermato o forse sono un po’ all’antica ma, se non ricordo male, a conclusione di un ciclo di studi si conseguiva un diploma o una laurea che a tutto potevano servire ma non al conferimento di un “attestato di etnicità”. O forse, se vado a vedere nella pergamena della mia laurea in Filosofia, da qualche parte ci sarà scritto che sono diventato un alieno, visto che italiano lo ero dalla nascita?
Quasi come un riflesso pavloviano, questi demagogici e sdolcinati discorsi mi conducono alla mia libreria: da un testo “battagliero” di un uomo “maledetto”, estrapolo alcuni pensieri “da censura” democratica, messi nero su bianco nel secolo scorso durante un periodo di prigionia per un fallito Putsch. Ancora oggi, calzano a pennello: L’acquisto della cittadinanza si svolge non diversamente dalla ammissione in un club automobilistico. Il candidato presenta la sua richiesta, si procede ad un’indagine, la richiesta è accolta, e un bel giorno gli si fa conoscere con un biglietto che è diventato cittadino dello Stato. E la notizia gli è data in forma umoristica: a colui che finora è stato uno Zulù o un Cafro si comunica che ‘è diventato un Tedesco’! Siffatto sortilegio è la prerogativa di un semplice funzionario. In un batter d’occhio, questo funzionario fa ciò che nemmeno il Cielo potrebbe fare. Un tratto di penna, e un Mongolo diventa un autentico ‘Tedesco’. Ma, dirà qualcuno, queste frasi le ha scritte “il Demonio”!? Scusate il "politicamente - forse anche troppo (?) - scorretto" ma anche il demonio, qualche volta, avrà detto qualcosa di buono! O è questa una prerogativa solo del buon Dio e dei sui democratici accoliti? Suvvia, non siate razzisti!






IN GOD WE TRUST... "NEL TEMPO DELLA NOTTE DEL MONDO"

Articolo pubblicato sul quotidiano "RINASCITA" - 14/11/2011
http://www.rinascita.eu/


Ed ora, si guardi allo specchio l’uomo europeo, l’uomo del terzo millennio, l’uomo figlio della “grande liberazione” dai “mali assoluti” del secolo scorso. Scavi nel profondo del cuore per cercare quali sono state realmente le speranze “compiute” e le attese “tradite”; quanti e quali sono stati i beni di cui ha goduto e lo hanno reso un uomo evoluto (?), libero (?) eppure insoddisfatto, in un mondo evoluto (?), libero (?) e profondamente lacerato. Siamo i figli traditi dalle grandi illusioni che vanno dal piano Marshall a Steve Jobs; figli di un mondo stuprato dalla tecnica, imbottito di pillole, plasmato con la plastica e il cemento, che ha volutamente reciso ogni legame con la Terra e il Divino: perché la modernità altro non è che eclissi del Sacro, la deificazione, pericolosamente non avvertita, del Nulla. Parafrasando Holderlin, il filosofo tedesco Martin Heidegger scrisse lapidario: la notte del mondo distende le sue tenebre ( ...) Non solo gli Dei e Dio sono fuggiti, ma si è spento lo splendore di Dio nella storia universale. Il tempo della notte del mondo è il tempo della povertà perché diviene sempre più povero. Così - chiosa il filosofo - è già diventato tanto povero da non poter riconoscere la mancanza di Dio come mancanza. Il compimento del nichilismo è realizzato ma, nonostante la fuga di Dio, da qualche parte, diabolicamente è stato scritto In God we trust, evidentemente pensando che se in Dio confidiamo, Lui non ci abbandonerà. E l’uomo contemporaneo, civilizzato e “compiuto”, preso da un abbaglio, ci ha creduto: il dio dell’oro ha sommerso il vivere quotidiano e noi, buoni ed estenuati europei, affidata la nostra sorte agli avvoltoi d’oltreoceano e agli strozzini dell’usura legalizzata, ci troviamo spogliati di un’identità, di una volontà di azione e di decisione del nostro destino: lontani, sicuramente, dall’avvento di un “tempo della grande politica” così come Nietzsche aveva auspicato per il nostro Vecchio Continente.
    Guardiamoci intorno: gli “ismi” cattivi del secolo scorso, come anzidetto, sono stati “sconfitti” e sostituiti da “ismi” universalmente riconosciuti come “buoni e giusti”: primo fra tutti, intoccabile e divino, il democraticismo, la bestia che tutto livella, modello per eccellenza di esportazione coatta con sottofondo musicale di missili e bombe! E il capitalismo? Ora, forse, anche i più distratti iniziano ad intravederne la natura satanica: l’ “ismo” del finto benessere e della falsa giustizia, con i suoi tentacoli parassitari, usurai e guerrafondai, pare avviarsi al tramonto, alla conclusione di un ciclo rovinoso. Certo, nonostante tutto, ancora, in molti, in quel dio dell’oro confidano e come ebeti attratti dal luccichio dei mercanti, si faranno abbindolare nell’attesa che nuovi profeti del denaro possano tenere in piedi l’Impero del Male.
    Come già sottolineato dal direttore Gaudenzi nell’editoriale di Rinascita del 9 novembre scorso, l’Italia - e, aggiungo io, l’Europa tutta - sta sprofondando nella miseria, nel sottosviluppo e nel ruolo di sguattera degli atlantici manovrati da Wall Street e dalla City. Non resta molto da aggiungere. Al contrario, resta molto da fare: occorre una presa di coscienza dell’esigenza di una lotta senza quartiere contro i signori del male, perché noi, a differenza loro, in quel dio celebrato nel dollaro, non crediamo affatto. E tantomeno, crediamo nel dio Euro e in quel fantoccio chiamato “Unione Europea”...



LE FINTE RIVOLUZIONI DELLA "SINISTRA ITALIANA"

Articolo pubblicato sul quotidiano "RINASCITA" - 20/10/2011


Punto primo:  "Oggi non esito a dichiarare che il socialismo non potrebbe sussistere senza un’apologia della violenza". Così Sorel. In effetti, non si capisce come si possa fare una rivoluzione con i balletti in piazza e gli striscioni colorati. Suvvia, non siate ipocriti! Se è il Sistema che si vuole abbattere, altro ci vuole che le passeggiate con i fischietti e i bambini a seguito e il tutto con la benedizione - guardate un po’ - di Mr. Draghi. Se sorelianamente "la forza ha come oggetto l’imposizione di un certo ordine sociale", la sua distruzione non può che avvenire che con la violenza: Ipse dixit…
Punto secondo: “Sono un rivoluzionario. Non mi pento di ciò che ho fatto e lo rifarei. La lotta al Sistema, al regime dell’Usura va portata avanti fino alla sua distruzione”. Avrebbe potuto rispondere così “il ragazzo con l’estintore”, al secolo Fabrizio Filippi, arrestato per i disordini di Roma. E invece? Un laconico “sono pentito ma non sono un black-bloc. Probabilmente mi sono lasciato trascinare dagli avvenimenti” con, in più, la giustificazione che l’estintore serviva per spegnere l’incendio: una mammoletta annoiata e in cerca di emozioni forti. Ora piange con mamma e papà. Lasciamo che si sfoghi, deve essere molto provato. Siamo sicuri che se la polizia fermasse il babbeo che ha mandato in frantumi la statua della madonna di Lourdes (caspita che atto rivoluzionario, un gesto molto utile ai fini dell’abbattimento del signoraggio), lo stesso si farebbe fotografare durante la messa domenicale mentre riceve l’eucarestia con il volto attraversato da un’estasi da fare impallidire quella di Santa Teresa d’Avila e, forse, deciderebbe di prendere i voti. E così per tutti gli altri “rivoluzionari” arrestati. Non spendo una parola di più.
Punto terzo: Alcuni “black bloc”, da qualche parte, hanno sostenuto di essere in guerra contro il Sistema. Pensiamo che ognuno abbia il diritto di ribellarsi allo status quo ma penso anche che dal momento in cui la guerra è dichiarata, bisogna essere consapevoli che non sarà a senso unico: aspettarsi la reazione dello Stato ci pare essere una cosa scontata. Allora, inutile piangere se ci scappa il morto (vedi Carlo Giuliani) e urlare contro la “repressione poliziesca” leccandosi le ferite sotto la gonnella di mamma: quando mai è esistito uno Stato che si fa attaccare senza opporre resistenza? Non facciamo i cretini, non viviamo nelle favole...la guerra è guerra e mai sulla terra si sono viste guerre o rivoluzioni senza spargimenti di sangue. Se decidi di andare in trincea, devi aspettarti le conseguenze, anche quelle più nefaste. Altrimenti, meglio darsi alla coltivazione dei tulipani.
Punto quarto: Domanda: se il sopraccitato Giuliani è stato celebrato in tutti questi anni dalla sinistra come un martire e un eroe, perché mai questo biasimare i suoi emuli che, anni dopo, non fanno che ripetere le stesse azioni? E perché mai costoro sono stati insultati dagli indignati pacifici con il solito epiteto: “fascisti, fascisti...? Se così fosse, anche Carlo Giuliani era un “fascista”....
Punto quinto: Tutti abbiamo visto le immagini della giornata romana: ebbene, per quanto ci riguarda, abbiamo intravisto più violenza negli sputi e negli insulti rivolti a Pannella da parte di uomini attempati, che nelle sassaiole contro la polizia: una violenza subdola, fatta di visi contratti e odio represso, schifosamente vergognoso e fazioso, che niente aveva a che fare con una protesta contro la globalizzazione e lo strangolamento messo in atto ai nostri danni dall’alta finanza: il tutto aveva i toni di una crociata contro l’attuale governo di centro destra. Che questi signorotti non abbiano capito quale sia il cuore del problema, appare fin troppo chiaro.
Punto sesto: gli sputtacchioni di cui sopra, altri non sono che coloro che vorrebbero sostituire Berlusconi con chi, negli anni passati, ha fatto le stesse cose del Sultano di Arcore: asservimento ai diktat delle banche, finanziamenti di guerre “democratiche” (con il sostegno dei “pacimarxisti” dell’estrema sinistra “anti amerikana”, non dimentichiamoci) e quant’altro. Non si accorgono, o fanno finta di non accorgersi, che destra e sinistra non sono altro che due facce della stessa medaglia: servitori dei banchieri sono gli uni e servitori dei banchieri sono gli altri.
Conclusioni: Il 90% delle persone presenti alla manifestazione romana, al momento delle elezioni, si recherà come un gregge composto alle urne nel nome di un’alternativa di “sinistra” che non esiste e così facendo continuerà a dare linfa agli strangolatori di popoli e nazioni. La prossima volta, invece di andare a lamentarsi in piazza contro il vento, rimangano nelle proprie case. Gli uomini liberi, invece, facciano tabula rasa e rincomincino da capo.
                                                                                                                                  Ignazio Mele

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