IN GOD WE TRUST... "NEL TEMPO DELLA NOTTE DEL MONDO"

Articolo pubblicato sul quotidiano "RINASCITA" - 14/11/2011
http://www.rinascita.eu/


Ed ora, si guardi allo specchio l’uomo europeo, l’uomo del terzo millennio, l’uomo figlio della “grande liberazione” dai “mali assoluti” del secolo scorso. Scavi nel profondo del cuore per cercare quali sono state realmente le speranze “compiute” e le attese “tradite”; quanti e quali sono stati i beni di cui ha goduto e lo hanno reso un uomo evoluto (?), libero (?) eppure insoddisfatto, in un mondo evoluto (?), libero (?) e profondamente lacerato. Siamo i figli traditi dalle grandi illusioni che vanno dal piano Marshall a Steve Jobs; figli di un mondo stuprato dalla tecnica, imbottito di pillole, plasmato con la plastica e il cemento, che ha volutamente reciso ogni legame con la Terra e il Divino: perché la modernità altro non è che eclissi del Sacro, la deificazione, pericolosamente non avvertita, del Nulla. Parafrasando Holderlin, il filosofo tedesco Martin Heidegger scrisse lapidario: la notte del mondo distende le sue tenebre ( ...) Non solo gli Dei e Dio sono fuggiti, ma si è spento lo splendore di Dio nella storia universale. Il tempo della notte del mondo è il tempo della povertà perché diviene sempre più povero. Così - chiosa il filosofo - è già diventato tanto povero da non poter riconoscere la mancanza di Dio come mancanza. Il compimento del nichilismo è realizzato ma, nonostante la fuga di Dio, da qualche parte, diabolicamente è stato scritto In God we trust, evidentemente pensando che se in Dio confidiamo, Lui non ci abbandonerà. E l’uomo contemporaneo, civilizzato e “compiuto”, preso da un abbaglio, ci ha creduto: il dio dell’oro ha sommerso il vivere quotidiano e noi, buoni ed estenuati europei, affidata la nostra sorte agli avvoltoi d’oltreoceano e agli strozzini dell’usura legalizzata, ci troviamo spogliati di un’identità, di una volontà di azione e di decisione del nostro destino: lontani, sicuramente, dall’avvento di un “tempo della grande politica” così come Nietzsche aveva auspicato per il nostro Vecchio Continente.
    Guardiamoci intorno: gli “ismi” cattivi del secolo scorso, come anzidetto, sono stati “sconfitti” e sostituiti da “ismi” universalmente riconosciuti come “buoni e giusti”: primo fra tutti, intoccabile e divino, il democraticismo, la bestia che tutto livella, modello per eccellenza di esportazione coatta con sottofondo musicale di missili e bombe! E il capitalismo? Ora, forse, anche i più distratti iniziano ad intravederne la natura satanica: l’ “ismo” del finto benessere e della falsa giustizia, con i suoi tentacoli parassitari, usurai e guerrafondai, pare avviarsi al tramonto, alla conclusione di un ciclo rovinoso. Certo, nonostante tutto, ancora, in molti, in quel dio dell’oro confidano e come ebeti attratti dal luccichio dei mercanti, si faranno abbindolare nell’attesa che nuovi profeti del denaro possano tenere in piedi l’Impero del Male.
    Come già sottolineato dal direttore Gaudenzi nell’editoriale di Rinascita del 9 novembre scorso, l’Italia - e, aggiungo io, l’Europa tutta - sta sprofondando nella miseria, nel sottosviluppo e nel ruolo di sguattera degli atlantici manovrati da Wall Street e dalla City. Non resta molto da aggiungere. Al contrario, resta molto da fare: occorre una presa di coscienza dell’esigenza di una lotta senza quartiere contro i signori del male, perché noi, a differenza loro, in quel dio celebrato nel dollaro, non crediamo affatto. E tantomeno, crediamo nel dio Euro e in quel fantoccio chiamato “Unione Europea”...



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